I personaggi dei musei del MuseumGrandTour
Guido Piovene
Un narratore contemporaneo nel solco del Grand Tour
Guido Piovene, scrittore e giornalista italiano, compie tra il maggio del 1953 e l’ottobre del 1956 un viaggio attraverso l’Italia del dopoguerra, ispirandosi nel percorso al classico itinerario del Grand Tour ma possedendo il bagaglio culturale e narrativo di un uomo contemporaneo.
“Comincio questo viaggio d’Italia senza preamboli.
Parto dall’estremo Nord, con l’intento di scendere fino a Pantelleria
regione per regione, provincia per provincia.
Sono curioso dell’Italia, degli italiani e di me stesso;
che cosa ne uscirà, non saprei anticiparlo”.
Il suo ‘Viaggio in Italia’ nato come trasmissione radiofonica della R.A.I, verrà dato la prima volta alle stampe per Mondadori nel 1957, divenendo ben presto un classico della letteratura di viaggio, una guida letteraria di ottocento pagine destinata a restituire, tappa dopo tappa, le trasformazioni del nostro Paese. Un viaggio che da Bolzano alla Sicilia, dalle Alpi alle saline, guida il lettore alla scoperta, regione dopo regione, di città, monumenti, piazze e persone, con uno sguardo dal sapore antropologico, teso a scoprire l’intimità nascosta nei luoghi e nei modi di vita locali. Curiosità e volontà indagatrice riescono a far emergere nelle pieghe della quotidianità, sin nei minimi dettagli, la realtà di un Paese nel pieno del cambiamento del boom economico, ma che conservava nei siti e nelle genti che lo abitano, i segni indelebili del passato, che Piovene coglie e restituisce in una scrittura limpida ed evocativa.
“Penso ora che cosa rimane, di questo lungo viaggio, ad una persona come me,
che non cerca soltanto atmosfere, impressioni liriche, ma constatazioni dirette,
e contatti con uomini non soltanto come anime, ma nella loro attività”.
Le descrizioni di Piovene, così attente al contesto storico, agricolo e culturale di ogni luogo, sono state spesso utilizzate per promuovere itinerari turistici, da Lecce alle Langhe, a testimonianza di una scrittura che ha saputo far emergere, tra le pieghe del reportage, le potenzialità attrattive, tra paesaggi e tradizioni, che i luoghi da lui visitati possedevano.
Consigliando l’intera lettura del testo di Piovene, ristampato in molteplici edizioni, vi lasciamo alla descrizione di alcuni brani dedicati al Lazio e al nostro Tuscolo.
“Come la maggior parte delle nostre regioni, il Lazio ha confini imprecisi.
Vari sono i paesaggi, diverse le condizioni di vita.
A nord sembra confondersi con la Toscana e l’Umbria; nelle alte zone appenniniche con l’Abruzzo; a sud con la Campania.
Pure chi lo conosce a fondo, specie se è familiare con la storia della pittura che ne filtra le caratteristiche,
sa che il Lazio ha un colore e un’anima propri.
Si distingue per un pittoresco maestoso, per un largo eclettismo, per una composizione di roccia e di verdure decorative;
nelle popolazioni per un alternarsi di solennità arcaica e di tendenze goderecce.
La duplicità del Lazio si rivela soprattutto qui, negli uomini e nel paesaggio”.
…
“Proprio sopra Frascati, sui monti Tuscolani, l’antico Lazio appare però più scoperto.
Città etrusca e più tardi città latina prima che nascesse Roma, ma ritornata potente nel Medio Evo sotto i conti che allora ne portavano il nome,
Tuscolo ci ha lasciato scarsi segni della sua storia.
Solo un anfiteatro e pochi altri ruderi nel paesaggio che d’improvviso, giungendovi da Frascati, ridiventa deserto. Il sublime è fatto di poco.
Con Cerveteri e forse Ninfa, questo è il luogo del Lazio che ci afferra più fortemente.
Fu giustamente paragonato a Cuma. Tuscolo, il luogo sacro dell’Italia latina; Cuma, di quella greca.
Il piccolo anfiteatro si appoggia ad un colle, fortemente macchiato di cardi paonazzi ed azzurri,
coperto di felci bruciate, in cui il vento agitandole provoca un fruscio secco.
Fanno corona i monti Sabini, il Soratte, i Cimini, i Laziali; Roma si scorge in lontananza;
ed in primo piano una valle rivestita d’un bosco cupo.
Scendendo da quel colle, presso l’anfiteatro, vidi alcune persone sedute ai piedi di una quercia.
Mi parve di cogliervi la caratteristica del paesaggio laziale, che vorrei fermare nel distaccarmene.
Quella gente era bella”.
Guido Piovene
Viaggio in Italia