Museo della civiltà contadina
Gli oggetti raccolti e restaurati hanno trovato sistemazione all’interno del Palazzo Baronale nel salone adibito nei primi anni del ‘900 a scuola tipografica, in otto spazi espositivi, nei quali sono stati creati angoli rappresentativi della vita dedita al lavoro, alla casa ed alle cure parentali, degli abitanti di Gavignano e dei paesi limitrofi. Gli elementi che si è ritenuto di dover individuare come connotativi della quotidianità sono l’aratro, quale uno degli arnesi indispensabili alla sopravvivenza, l’orologio della chiesa per scandire il suono della campana, come simboli essenziali per determinare il trascorrere del giorno: il tempo del lavoro, il tempo del riposo, il tempo della preghiera, il tempo del divertimento, delle ricorrenze, delle stagioni, degli anni e finanche della morte.
Il primo grande salone, nei primi anni del ‘900 Scuola Tipografica gestita dalle Pie Operaie, suore dell’ordine delle terziarie che risiedevano nel Palazzo Baronale, si presenta suddiviso in cinque angoli: il lavoro nei campi, l’allevamento, i mestieri in uso in quel tempo: fabbro, ciabattino, boscaiolo, commerciante di granaglie, sarta, il lavoro nella vigna e nell’oliveto, il fuoco indispensabile sia per le attività lavorative che per il focolare domestico.
Nella seconda sala è ricostruito un raccolto ambiente domestico con i lavori della donna in casa, pieno di ricordi, devozione, di oggetti tramandati in dote di madre in figlia. Immedesimandosi in quest’atmosfera volutamente poco luminosa per lasciare spazio all’immaginazione, alla rievocazione, si induce il visitatore a riflettere su quanto la vita dei nostri concittadini dovesse essere dura e faticosa, priva delle attuali comodità, ma d’altro canto più ricca di solidi legami affettivi che univano parenti, amici e conoscenti, accomunati dalle stesse difficoltà che, uniti, riuscivano più facilmente ad affrontare”.
La sala al piano superiore, suddivisa in due spazi è dedicata al divertimento e all’arte corale e musicale, ossia la musica legata soprattutto alle ricorrenze religiose, ma anche momento di convivialità e leggerezza; da qui l’antica tradizione bandistica e il coro polifonico; il secondo spazio raccoglie strumenti, macchine, caratteri della vecchia scuola tipografica dove molti giovani gavignanesi nei primi anni del ‘900 hanno imparato e lavorato. L’intento dei curatori dell’allestimento museale non è stato tanto quello di creare un’esposizione di oggetti più o meno antichi da osservare, bensì di suscitare l’emozione di sentire che quel modo di vivere è ancora vicino a noi: sono le nostre radici da curare, coltivare, tenere vive e tramandare.
Il museo è inserito in OMR (Organizzazione Museale Regionale).
Campagna fotografica realizzata nell’ambito del progetto “Oltre Roma” e finanziata dalla Regione Lazio, Avviso Pubblico “La cultura fa sistema 2021”